Grazie a tutti per l'accoglienza calorosa a "I 43 giorni di un alpino"!!! E come promesso, più leggete (e più fate leggere condividendo e diffondendo il blog) e più io scrivo...

Ecco qui il quarto capitolo del romanzo a puntate (stile fine Ottocento...) "Ho fatto il liceo negli anni di piombo"

 

BUONA LETTURA!!!

 

(I commenti sia su FB che qui sul blog sono ben accetti!!!)

 

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Il 1976 fu un anno lungo, così lungo che incominciò con una decina di giorni d’anticipo”

Simona guardò, curiosa e divertita, il marito, e gli rivolse un sorriso interrogativo.

“Sì perché dieci giorni prima, attorno al 20 dicembre, ricevetti una telefonata da Francesco, un mio vecchio – si fa per dire – compagno di scuola, delle elementari addirittura. Ciao, come va, eccetera. Senti, mi dice, io organizzo una festa a casa mia per capodanno, ci vieni? Verranno dei miei compagni di classe e qualche altro amico che conosci. Ma, risposi io – titubante, ma in realtà terrorizzato dall’idea di dover, almeno provare, a ballare – è una festa danzante?”

“E ti credo che eri terrorizzato all’idea! Lo sei ancora!”

Antonio proseguì, quasi non l’avesse nemmeno sentita, ormai preso dal proprio racconto, che lo stava portando a rivivere sensazioni ed emozioni uniche, quelle dell’adolescenza, quando prorompono devastanti  come una valanga in un caldo sereno giorno di marzo.

“Tranquillo, mi rispose, nemmeno io so ballare! Non che l’imbranataggine comune mi rincuorasse più di tanto, ma tant’è: accettai.”

“In quei giorni avevano iniziato a circolari i miniassegni, invenzione bancaria per far fronte alla penuria di monete metalliche da 100 lire, destinati a far esplodere i portafogli di nulla e arricchire le casse delle banche e aumentare l’inflazione già galoppante.”

“E chi se ne importa… La festa, parlami della festa…”

“Ah già, la festa. Il 30 dicembre entrava in vigore la legge che distingue spacciatore da consumatore di droga ed ammette l’uso personale di modica quantità.”

“Ma fai apposta?”

“Il 31 dicembre 1975, ultimo dell’anno. Ore 19.30, ritrovo a casa di Francesco. Ci sono sette ragazzi.”

“Tutti maschi?”
”No, c’è Francesco, Luigi, poi Monica, Federica, Maria, e basta. Sette con me. Forse c’era qualcun altro, ora non ricordo. Ricordo che però Francesco disse che Giulia sarebbe arrivata dopo.”

“Dopo?”

“Sì, dopo il cinema. Infatti prendemmo il tram ed andammo al Cinema Ariosto, seconda visione di allora, a vedere un film che è un cult e per me dal titolo in qualche modo profetico.”

“Quale?”

“Travolti da un insolito destino in un azzurro mare d’agosto”

“Con Giannini e la Melato?”

“Sì di Lina Weirtmuller”

“Profetico?”

“Per me, intendo: anch’io stavo per essere travolto dal turbinio dell’adolescenza e dei turbamenti che si porta appresso.”

“Filosofo!”

Antonio sorseggiò un brandy che si era versato. Proseguì nel ricordo.

“Prendemmo il tram e io buttai fuori tutta la mia timidezza facendo…”

“La tua cosa?!” Lo interruppe.

“Timidezza, sì…sembrerà strano, ma ero timido.”

“Tu? Ma non farmi ridere…”

“Era così, lo sapevo e allora cercavo di stare al centro dell’attenzione, il più possibile. In questo fui aiutato da Luigi con il quale si stabilì subito un doppio filo invisibile di complicità e simpatia.”

“Al cinema eravamo ai due lati della fila, ma continuavamo a fare battute incrociate: c’era sintonia fra noi, e ci sarebbe sempre stata.”

“Va bene, il tram, Luigi, il cinema…ho capito! Ma…le ragazze?”

“La” ragazza, vorrai dire… Giulia! “

A Simona non sfuggì come gli brillarono gli occhi.

“Giulia…?”

“Sì, andò Francesco a prenderla, sembrava, da come ne parlava che fosse di sua proprietà…”

“E invece?”

“E invece da quando arrivò non fece altro che stare attaccata a me, ballando tutta la sera guancia a guancia, ma…”

“Niente baci, giusto?”

“E come fai a saperlo?”

“Be’ mi hai detto che il primo è stato a scuola…con una compagna di classe…”

“Sei attenta, brava…!” Antonio le sorrise.

“Infatti…una serata incredibile… noi in camera, di là i genitori, compresi i miei…

Alle due di notte avevo la guancia destra completamente bollente…!!!”

“Ma che matto!!! Ma scusa, l’avrai rivista, no?”

“Sì, a parte gli sguardi d’odio di Francesco… riuscii a sapere numero di telefono e indirizzo, ma…”

“Ehi!!! C’è sempre un ma con te!!!”

“Sempre…mi conosci, no?”

“Qual era questo “ma”?”

“Che l’indomani sarei partito per 5 giorni al mare a ridipingere la nuova casa che mio papà aveva preso…”

“Che fortuna!!!” Simona rise.

“Già, proprio fortuna… che è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo! Infatti il 6 gennaio era in programma un’altra festa a casa di un altro amico, forse Luigi, non ricordo; e a questa festa sarebbe ovviamente stata presente anche Giulia…!”

“E cosa successe?”

“Che io salutai, me ne andai a casa con i miei genitori e l’indomani partii per LA Liguria, imbiancai l’appartamento con mio padre e mio fratello e tornai il 6 sera, perché il 7 si tornava a scuola.”

“Immagino che appena tornato a casa l’hai chiamata subito…”

“Chi? IO??? Aspettai un giorno, in cui pensai come e cosa dovessi dirle…ero timidissimo te l’ho detto…”

“Non riesco proprio a immaginarti timido… comunque dai… raccontami…”

“Non so come riuscii a trovare il coraggio e le telefonai, invitandola ad uscire. Ci accordammo per il sabato, 10 gennaio. Ore 15 dovevo passare a prenderla io.”

“…ma…”

“No, no… nessun ma questa volta. Arrivai in anticipo, come sempre, suonai il citofono alle 3 in punto, lei scese, mi sorrise ed iniziammo una lunga passeggiata intorno agli isolati…”

“Romantico…”

“Sì, soprattutto con questa che ogni parola dicessi mi parlava di Francesco!”

“Il tuo amico? Ma scusa, non era quello che lei non aveva mai guardato alla festa?”

“Già, ma che ne sapevo io di cosa fosse successo alla festa della Befana?”

“E allora?”

“E allora niente… Siamo stati insieme due orette e poi l’ho riaccompagnata a casa e io sono tornato con le pive nel sacco, convinto che lei volesse mettersi con Francesco.”

“Ma scusa…” Simona non terminò la frase, interrotta dallo squillo del telefono.”Uff sarà Eleonora… Pronto? Pronto?! Chi parla?!”

“Chi è?” “C’era qualcuno, ne sono sicuro, ma ha riattaccato” chiosò Simona.

“Avranno sbagliato numero. Caspita!, ma sono le undici meno un quarto! Devo andare a prendere la piccola!” esclamò Antonio, prendendo la giacca.

“Sì, ma il resto del racconto? Voglio sapere come è andata poi con Giulia e chi hai baciato e…”

Ma Antonio era già scivolato via, oltre la porta, seguito dal suo sorriso aperto e furbo.

Simona si lasciò cadere sul divano e l’occhio le cadde nuovamente sul telefono, e ripensò alla strana chiamata di poco prima. E mentre si ripeteva mentalmente che aveva percepito una presenza al di là della cornetta…

Il telefonò squillò nuovamente.

“Pron…”

“Cerco Antonio”. Una voce brusca e femminile le troncò la parola.

“Chi parla?”

“Me lo passi, è importante e urgente.”

“Ma chi è lei, scusi? E perché chiama a quest’ora? E poi mio marito non c’è.”

“Marito…” voce sorrise amaramente.

“Pronto, pronto!!! Chi è lei?”

Ma avevano già riagganciato. Simona provò un brivido, di insicurezza e timore.

 

 

 

 

 

 

 

 

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