Dopo vent’anni la Banda si riuniva. Era stata una mia idea: tornare per un giorno sui luoghi dei delitti, riprovare, per vedere se eravamo ancora capaci.

Vent’anni fa al “ranch” della Barona preparavamo i nostri misfatti, ciascuno con il nostro proprio affezionato “strumento”. Il “ranch” era di proprietà di un collega, un “solista”: Joe il Tapparella.

Noi lo usammo come base per un po’, fino a quando non capimmo che era meglio cambiare aria, dopo l’arresto di Joe.

Portammo via allora i nostri fardelli e i nostri soprannomi.

C’era Cunnigham, detto così perché mentre lavoravamo era solito indossare una vestaglia da ferramenta che lo faceva rassomigliare al protagonista di Happy Days, ma le sue armi preferite erano sicuramente i legni; c’era poi La Mazza e credo non sia necessario che vi debba spiegare perché lo chiamassimo così…

Poi c’era Chopin, il più giovane e riservato, con dita e mani leggere e veloci… Bancomat era specializzato in assolo, soprattutto per rifornirci di liquidi. Poi c’era l’enigmatico El Topo con baffoni e dentoni a somiglianza del roditore, e con la propensione a scomparire sempre e riapparire all’improvviso, sempre con quello strano comodino appresso, probabilmente carico di esplosivo.

Infine il sottoscritto, Jack Lo Squartatore, coltello alla mano, non ho mai avuto lamentele dai miei “clienti” spesso ridotti a tappezzeria del nostro covo…

I nostri colpi migliori, in posti insospettabili, dagli oratori alle feste di piazza, ma anche l’assalto ad una TV privata… una carriera breve, ma intensa, capace di far venire brividi lungo la schiena a chi solo sentisse lontanamente l’eco dei nostri “colpi” od anche solo sussurrare i nomi della Banda o i nostri…

E dunque vent’anni dopo, proprio come Dumas, i sei moschettieri si ritroveranno; chissà…, forse con qualche chilo in più, o capello in meno, forse ingrigiti; forse con meno riflessi giovanili e più matura posatezza; ma sono certo che ci basterà sfoderare gli antichi strumenti per recuperare, almeno negli occhi, il desiderio di riprenderci tutto ciò che in vent’anni - come dice Bancomat - abbiamo perso; pronti a sparare nuovamente torrenti di colpi e proiettili, bastonate, smazzate, grida e strepiti contro mura assorbenti, urlando l’eterna ansiosa voglia di vita, attraverso la nostra musica.

 

 

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